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Tremai al pensiero che Elisa potesse leggerla; me ne impadronii, e per tutto quel giorno ebbi, lo giurerei, l’aria di un colpevole.

La signora di Tersis si esprimeva così:

«Non so cos’abbia la nostra Nora; ammalata non è, credetemelo; ho pratica di ragazze. La studio, la sorveglio e... mi preme di non precipitare un giudizio; aspettiamo.

«È buona, sapete? Vuol tanto bene a me e alle mie figlie, ma non giuoca mai con queste; preferisce restare in mia camera, sfogliando libri, pestando il cembalo; oh! a proposito, scusatemi, cara cugina, avete permesse alla vostra ragazza certe romanze che mi sorprendono: se pure, può darsi anche questo, ella non le ha imparate malgrado il vostro divieto...

«Noi, è certo, abbiamo avuta un’educazione diversa; ve ne ricordate? Da bambine eravamo proprio e null’altro che bambine. Ogni sforzo è nocivo alle giovani piante; mi pare che adesso si sfruttino troppo presto, ohimè! con quanto danno, i germi delicati e fatali del pensiero.

«Il male di Nora è nella testa. Riflettete e sappiatemi dire qualche cosa per mia norma. Vengono dei giovanotti in casa vostra?... Perdono, cara cugina, la mia domanda è sconveniente —