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Il nostro viaggio doveva compiersi per la fine di settembre; il principe promise di passare l’ottobre con noi alla villa. Soltanto per l’apertura del Parlamento egli doveva trovarsi a Roma e noi tutti insieme.
I gusti della mia sposa erano semplici e casalinghi. La fantasmagoria delle feste, dei balli, dei ricevimenti a Corte non entrava nel suo programma e neppure nel mio; noi lo avevamo limitato ai confini del nostro salottino color perla, nel crocchio geniale dei parenti e dei vecchi amici; un po’ di teatro, un po’ di musica, tutto intimo, tutto in casa. Il sogno più caro non lo si diceva; ma quando i bruni occhi di Elisa si fissavano incerti e pensatori dentro i miei, forse ch’ella non vedeva al pari di me biancheggiare lontano una culla?
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Molti parlano male del viaggio di nozze. Perchè? Io l’ho trovato delizioso.
Si fugge, si abbandona ogni cosa, persone e abitudini; si rapisce il nostro tesoro e lo si porta via dagli occhi curiosi, tutto nostro.
Dicono: si va a seminare in terra straniera le