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— Nulla, nulla. La bimba sta bene. Dopodomani, dunque? Siete pronto? V’accomoda l’ora scelta? Sì? grazie.

Mi strinse la mano con una gentilezza convulsa, senza darmi tempo di farle altre domande e si ritirò nella sua camera colla lettera in mano.

— Come porterete, mia dolce Elisa, quello strascico regale? Si può credere che faranno buona amicizia queste trine superbe colla vostra bellezza ingenua? Via, scommetto che sarete impacciata.

— Oh! impacciata proprio non credo; mi parrà di essere sul palco scenico; ma vedrete, signor critico, che la dilettante si farà onore.

— Sì, voi dovete essere capace di fare anche questa parte. Smanio però di vedervi al mio fianco, sulle montagne della Svizzera, col vostro abitino da viaggio e la veletta grigia.

— La veletta grigia non sta bene a tutte.

— D’accordo, quando non hanno le vostre rosee guancie e i vostri occhi brillanti. Vi assicuro che sarete incantevole; oh! allora proprio dovrò ripetere:


«Son geloso del zeffiro amante
  Che ti scherza sul crine e sul velo.»