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Fors’anche la principessa, compiendo questo sacrificio, si preparava la gioia purissima ed esclusiva di riprendersi la cara fanciulla e tutta in essa concentrare i suoi affetti quando Elisa non sarebbe più là.

Elisa intanto non dubitava di nulla. Turbata, commossa, vedeva ogni cosa attraverso il velo immacolato del suo candore che l’amore appena tingeva di riflessi vermigli.

In quel periodo delizioso che si può chiamare il sonnambulismo dell’anima, una donna è troppo assorta nel celeste mistero che deve trasformarla per poter pensare lungamente ad altra cosa. È una condizione eccezionale — alta troppo per guardare sulla terra e non ancora abbastanza per spaziare in cielo.

Coloro che sono partigiani dell’amore colpevole non sanno — e se lo meritano — quante ebbrezze prepara la virtù ai suoi seguaci. Non parlo delle ebbrezze mistiche, ma pure dirò, cara fanciulla, che nessuna delle donne che si acquistano o si conquistano nel mondo della galanteria mi fece mai battere il cuore come te quando ti guardavo e tu arrossivi.

Tutti e due in quegli ultimi giorni dimenticammo un poco la povera Nora. Elisa tuttavia se ne ricordò in tempo per domandare a sua madre: