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ziosa, senza voltarsi indietro per guardarci o prender parte ai nostri discorsi.
Giunti sulla scalinata che mette al salotto terreno, la principessa si sciolse dal mio braccio:
— Vi raggiungerò miei cari. Vado a cambiare questo abito che mi soffoca; stamattina non credevo che dovesse fare caldo.
Mi volse uno dei suoi buoni sorrisi che era questa volta anche eloquente e ci lasciò soli.
Non sono mai imbarazzato quando mi trovo solo con Elisa; nemmeno allora, quantunque una nube leggerissima alitasse sopra noi e nel sereno occhio della mia fidanzata tremolasse, indistinto, un vago dubbio.
Il primo movimento mi spinse ad aprire le braccia — se io la presi o se ella vi si gettò non muta nulla alla situazione che parve ad entrambi dolcissima — così che quando Elisa sedette sulla sua poltroncina, in mezzo alle tende, era tornata la solita Elisa, la mia vergine campestre.
Il gelsomino appunto la incorniciava, come sempre, e come sempre io trovavo accanto a lei una pace profonda, un senso intimo e completo di ineffabile felicità.