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Nora affermò col capo.

Le due sorelle stettero un bel pezzo abbracciate, confondendo in un gruppo la loro gioventù e la loro bellezza. In quel momento Elisa sembrava la minore. Elisa, colla sua fronte di vergine e i suoi occhi di bambina era l’innocenza. Nora era l’amore.

— Vorrei pregarti di un piacere — disse la fanciulla.

— Parla, rispose Elisa baciandole la manina.

— Dovresti cantare quella romanza che mi piace tanto... sai!

— Oh! è triste.

— Mi piace appunto per ciò.

— Ma non è da ragazzina, lo dice anche la mamma.

— Cantala egualmente!... Ti accompagnerò.

L’accento di Nora era supplichevole; Elisa cedette.

Le due sorelle si posero al piano. Elisa che ha una voce incantevole incominciò pianissimo; le piccole dita di Nora la seguivano sulla tastiera.

Io conoscevo assai bene quella romanza, tuttavia mi destò una commozione straordinaria.

Forse l’ora malinconica del tramonto, forse quelle due fanciulle biancheggianti nella penombra della sera, non so... tremava agitato da una tenerezza nervosa.