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— Elisa... mi ami?

— Se t’amo, cara, e puoi dubitarne?

Sedette anch’ella sul divano e l’abbracciò.

— Tu piuttosto...

Nora le chiuse la bocca col dito.

— Se sapessi come soffro!

— Ma di che cosa, mio angelo? Parla. Lo vedo bene che non sei più la mia Norina, che non mi apri più il tuo cuore come una volta. Ho pianto tanto, sai, ieri sera...

— Perdonami, che vuoi ch’io ti dica! Sono stanca di vivere.

— Nora, alla tua età!

— Io non ho età. Capisco che non sono mai stata una bambina come le altre. Mi sento vecchia di cent’anni; mi sembra di aver veduto tutto, di saper tutto e sono sempre le medesime cose. Io, vedi, non posso ridere, nè correre, nè giocare, nè essere felice. Ho un gruppo qui, qualche cosa che mi soffoca, che mi opprime. Non mi trovo bene in questo mondo; ne ho in mente un altro, diverso, non so come, ma diverso.

Si rizzò sul gomito. Era un po’ rossa, di un rossore direi quasi interno, una fiamma chiusa in un globo d’alabastro.

— Sei ammalata, poverina!