Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 322 — |
la briga di scrivere al cognato a Teheran che la futura sposina si fa dipanare le matasse dal dottore e che strimpellano insieme sul pianoforte il vecchio walzer di Arditi, walzer che ballavano insieme dieci anni fa, durante la luna piena dei loro amori:
Sulle labbra se potessi...
Eh! cospetto, li avevo proprio visti io chini sul pianoforte e lui con che passione diceva se poteeessi...
Capisco che la passione è nella musica, ma tant’è, non mi sentivo tranquilla.
Il mio dovere d’amica voleva che io avvertissi Sofia della china pericolosa su cui scivolava e che lasciasse dormire i morti in pace per non disturbare i vivi.
È evidente che Emanuele non pensava più a lei ed anche nella lontana ipotesi che gli fosse rimasto qualche focherello nei lombi non era uomo da avventurarsi a una dichiarazione così fuori di tempo e di luogo; ma il mondo, quel benedetto mondo che vuol sempre aggiungere il pepe al sale e la senape al pepe!
Orsù, il piano mi si spiegava davanti molto chiaro, avevo una missione da compiere.