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ceva immobile, col petto oppresso per l’emozione, colla testa rovesciata sulla spalliera, quasi svenuta — ma il grido non lo aveva gettato lei.

La camera era vuota; guardai ansiosamente in giardino. A venti passi da noi, l’abito bianco di Nora correva sotto i melagrani ed il suo cerchietto d’oro luccicava tra le foglie come un fuoco fatuo.

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L’osservazione che facevano tutti e che alla lunga dovetti fare anch’io, è che Nora soffriva.

Il suo visino, già pallido, aveva acquistato delle trasparenze di camelia. Intorno agli occhi, così neri e profondi, un cerchio bruno ne accresceva lo splendore febbrile; la bocca era mesta e la fronte preoccupata.

Cambiamenti dell’età; diceva qualcuno.

La principessa non si contentava di questa spiegazione. Il suo istinto di madre la metteva in allarme; taceva, ma osservava.

Elisa mi confidò che sua sorella piangeva spesso e che nessuno poteva strapparle il segreto di quelle lagrime. La si vedeva malinconica e sola