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commiatarsi. I baffi castagni la ricondussero fino sul ballatoio profondendosi in ringraziamenti. Carolina non lo seppe mai precisamente, ma avrebbe quasi giurato che in quella circostanza singolare una mano avesse stretta la sua con passionata tenerezza.
Di ritorno in camera trovò il fuoco spento per la seconda volta e l’acqua fredda. Erano le quattro. Carolina rinunciò al bucato.
Aperse la finestra, come aveva fatto al mattino, e vi si appoggiò. Il sole già basso sull’orizzonte mandava i suoi ultimi caldi baci ai tegoli vermigli e ai festoni di glicine profumate; le rondinelle intuonavano la canzone del tramonto, il giorno finiva.
Finiva tutto l’opposto di quello che avea imaginato Carolina, poichè la biancheria, suo costante pensiero, giaceva vergine d’acqua in fondo al mastello — pure Carolina non se ne dolse.
In luogo del bucato ella era riuscita a prendere dei denari che non aspettava più, a ritrovare un’amica che credeva perduta e, dulcis in fondo, Carolina non diceva il resto ad alta voce, ma si sentiva felice, la furbetta, poichè il cuore le diceva: Sì! Sì!