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Queste preoccupazioni non le impedirono — quando fu al piano di sotto — di volgere uno sguardo particolare ad un certo uscio... Santo Dio! ne aveva presa l’abitudine in causa di due baffi castagni che abitavano là dentro; due baffi carini carini che l’avevano l’aria di essere tanto buoni! Poi allungò il passo e in quattro e quattr’otto si trovò davanti alla sua debitrice che le pagò la nota in tanti biglietti da dieci nuovi, azzurrini, con due belle teste turrite. Carolina li chiuse diligentemente nel suo piccolo portafogli e se ne tornava lesta col suo bucato in mente, quando si sentì chiamare per nome.
Un’amica d’infanzia di cui aveva perduta la traccia ma che subito riconobbe, le si buttò al collo con quella innocente espansione dei giovani affetti che non hanno ancora provata la vita.
Figurarsi gli abbracci, le ciarle le rimembranze evocate! Promisero di non abbandonarsi più, di vedersi tutti i giorni. L’indomani appunto era festa — sarebbero state insieme dalla mattina alla sera. Proprio veh! senza fallo. Addio. Addio. Un altro bacio! Sì, un altro.
Si divisero finalmente. Carolina entrò in fretta nella sua casa, salì le scale leggiera come un uccello, ma per quanta fretta avesse non crediate