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fazzolettini di velo ch’ella annodava intorno al collo e che le davano l’aspetto di una bella madonnina pudica.

Accese il fuoco, attaccò all’uncino il paiolo pieno d’acqua, dispose la biancheria a strati nel mastello dopo d’averla insaponata con cura, e siccome queste faccenduole avevano riscaldato il suo giovane sangue di vent’anni, aperse la finestra e vi si appoggiò un istante.

lo vi assicuro, lettore possidente, inquilino obbligato dei primi piani, che una sfilata di tetti rossi e brillanti sotto i raggi del sole di primavera non sono poi quella brutta cosa che vanno dicendo i pessimisti.

Dall’abbaino di Carolina si vedeva una quantità di tegoli civettuoli, alcuni coperti di un fitto musco vellutato, altri abbracciati dagli esili rami della glicine i cui fiori lilla disegnavano ghirlande intorno alle grondaie. Stormi di rondinelle volavano pigolando dall’uno all’altro tetto, e qualche bel gattino dal pelo lucido e dalle zampine rosa, faceva le sue prime armi dietro i comignoli dei fumaioli. Copriva tutto il padiglione azzurro del cielo... oh! come volete che Carolina trovasse brutto il panorama della sua finestra?

Se ne staccò finalmente a malincuore per dare