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una crollata di spalle della quale Patrizio non riusci a capir nulla. La sua impazienza diventò così acuta da somigliare un dolore; l’energia delle sue forze riunite aveva qualche cosa di febbrile.

Finalmente raggiunse la barchetta, vi gettò uno sguardo ansioso e vide Gildo sdraiato sul fondo, pallido e senza moto.

Slanciarsi, prenderlo in braccio e portarlo di peso nell’altra barca, fu una manovra tanto rapida e sorprendente che la barchetta perdette l’equilibrio del tutto e andò proprio a mostrare la sua chiglia, non alla luna, ma ad un lampo che appariva in quel momento squarciando le nubi.

Il barcaiuolo fu preso a bordo da Patrizio e l’infelice guscio rimorchiato a poppa rifece vergognoso la via già fatta.

Ceduti i remi, Patrizio si occupò tutto del suo giovane amico. Il primo pensiero era stato di sgridarlo per l’imprudenza commessa, ma poi vedendolo li inanimato che non dava nessun sentore, la compassione la vinse sul risentimento e sedutolo sulla panchina ne sorresse il capo sui proprii ginocchi.

I lunghi capelli castagni che Gildo soleva portare molto avanti gli cadevano allora scomposti dietro le orecchie mettendo a nudo una fronte