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Sorrisi all’imagine di quel futuro.
Nora intanto s’era mutata. Cogli occhi bassi, malinconica, strappava punto per punto i merletti del suo fazzolettino.
— E dunque?
Rispose senza guardarmi:
— Ho riflettuto che forse non siete degno della mia confidenza.
— Davvero, madamigella Eleonora? Non vi ispiro abbastanza fiducia? Ne sono proprio mortificato; credete, è la prima volta che mi capita di ascoltare una frase simile. È ben vero che il senno che la detta non è che il senno di una bambina.
— Non voglio che vi facciate beffe di me, capite, signore? Sono ben libera di pensare e di dire quello che mi pare e piace.
— Fin troppo! Non v’è alcuno che lo ignori. Quando il pappagallo di vostra madre dice qualche scioccheria si indovina subito che gliel’avete insegnata voi.
Mi venne incontro furente. Sulla sua pallidezza di donna il rossore della bimba mortificata faceva un contrasto nuovo. Ho creduto per un momento che volesse graffiarmi; invece si fermò di botto lanciandomi dal fondo delle sue pupille uno sguardo di regina offesa.