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«Che c’è di nuovo? — pensò. — Il mio tutore è forse moribondo? I rispettabili elettori del mio paese nativo mi vogliono deputato? O sarebbe la Società cattolica per i buoni costumi che mi ha decretato il premio della continenza?»

Egli era ben disposto — l’ho già detto; — la zuppa di trippe scendendo regolarmente nel suo ventricolo giovanile gli accelerava i moti del sangue diffondendo in tutto il suo essere quella sensazione intima di appetito soddisfatto che predispone alle più nobili azioni.

Dissuggellò la lettera del tutore e lesse attentamente:

«Caro Patrizio, io m’accorgo pur troppo che tu cammini sulla strada della perdizione.»

Patrizio si interruppe. La strada della perdizione colle cento lire insieme era tollerabile, ma così asciutta asciutta, non gli andava per nessun verso. Tuttavia continuò a leggere:

«È questa la terza lettera che ti scrivo sopra un argomento dei più importanti e tu non mi hai ancora risposto.»

— È la deputazione — ripensò Patrizio.

«Iddio misericordioso che ti ama ad onta di tanti demeriti vuole aprirti una via sicura per appoggiare il tuo avvenire.»