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di carta da gettare nella finestra della cappellaia dirimpetto, per farle sollevare gli occhi e farle gridare a bassa voce senza chiudere i vetri: «Insomma, signor Patrizio, vuol finirla?»

Egli si era deciso a non leggere più le lettere del suo tutore; primo, perchè il brav’uomo scriveva ancora colla erre all’antica e questo metodo lo stancava; poi perchè ripeteva sempre le medesime cose proprio le sole che Patrizio, libero ascoltatore in massima, non poteva udire assolutamente; no, perchè se le opinioni sono diverse e la sua opinione particolare era quella di vivere come gli piaceva, che conclusione potevano avere le prediche del suo vecchio tutore arrembato?

Oh! se Patrizio avesse avuto solamente per un giorno gli attacchi di gotta, la testa calva e le gengive senza denti dell’ottimo tutore, forse chi sa, anche le sue opinioni si sarebbero modificate; ma poichè Patrizio aveva ventisei anni appena e tutto il resto conforme, la saviezza lo lasciava freddo.

«Peuh! — egli pensava — che bisogno c’è di avere giudizio? E sopratutto che cosa si intende per giudizio? E perchè poi non sarà giudizio il mio a preferenza di quello degli altri?»

Le persone gravi crollavano il capo parlando di Patrizio; ma egli se ne rideva.