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— Allora toccherebbe a me a compiangerla. Improvviso silenzio.
Romeo si pose a picchiare i tegoli col suo bastoncino; Urania a intrecciare la frangia del suo scialle.
E faceva freddo!
Un senso pauroso, una debolezza patetica e mesta invadevano a poco a poco il cuore di Urania. Per forte che fosse, era donna alla fine, e quel trovarsi sola con uno sconosciuto, in circostanze tanto fuori dell’ordinario, le metteva addosso un bisogno di tenerezza, d’affetto; si sentiva piccina piccina. Pensava a’ suoi genitori morti, alle amiche lontane, alle illusioni svanite, alla brevità della vita, a cento cose melanconiche insomma.
E faceva buio! Le poche stelle erano scomparse; un vento gelato addensava grosse nubi in cielo.
— È impossibile — disse Romeo — che ella possa resistere senza soffrire all’umidità della notte; permetta che la copra col mio soprabito: io sono avvezzo a qualunque temperatura. È il vantaggio che ci resta, a noi uomini, dopo le fatiche del campo.
Urania lasciò fare. Poco dopo domandò: