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Urania, con tutto il suo coraggio, impallidì.

— Ma come andremo a finire? domandò rivolgendosi per la prima volta all’amico di suo cugino.

— Si rassicuri — disse Romeo — il pericolo di annegare non c’è.

— E non ve ne sono altri?

Il giovane la guardò un momento, incerto; poi disse, senza abbandonare il suo piglio indifferente:

— Speriamo di no.

Il malessere di Urania cresceva di minuto in minuto: l’aveva anzitutto con Romeo, questo si sa; ma l’aveva anche con sè stessa, colla barca, col barcaiolo, col Po, colle pioggie d’autunno e quanto — oh! quanto! — coi cugini negligenti che si fanno rappresentare dagli amici.

— Temo — disse ancora Romeo con una placidezza da far disperare i santi — che l’opportunità della corsa per quest’oggi sia perduta.

— Bella notizia! — esclamò Urania. — Fallire lo scopo è proprio quello che ci voleva per coronare una gita così piacevole!

Era dura, sarcastica.

Ma il destino le preparava ben altre cause di malumore e di dispetto. Tutt’a un tratto la barca si