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— Madonna santa! — fece la povera giovane scostandosi di alcuni passi per lasciar entrare il Disertore.

Egli era molto cambiato. Più severo, più freddo, mostrava in ogni linea del volto le traccie degli anni passati. I suoi occhi, sempre belli e scintillanti, avevano un raggio più profondo; alcuni fili bianchi — pochi — si mescevano al nero d’ebano de’ suoi capelli.

— Mi permettete di riposare qui?

Ella osservò allora che egli (non ne conosceva ancora il nome) appariva molto stanco; i suoi abiti erano inzuppati e coperti di mota. Gli additò una sedia; parlare non poteva.

Prima di mettersi a sedere; il Disertore gettò il mantello a cavalcioni di un paravento e il cappello sul tavolo; poi, prendendo le due mani di Clelia e tirandosela vicina, per modo che stando egli seduto l’aveva ritta davanti:

— Mi amate? domandò con voce bassa, vibrata, che sembrava uscisse dai più lontani recessi del cuore.

Stette un minuto ad aspettare la risposta. Clelia non rispose, ma lo guardò — non era sempre stato quello il loro linguaggio? Le loro mani tremavano, strettamente avvinte.