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un pezzo di pane e morivano qualche volta sulla soglia di languore e di freddo.
Clelia, pietosa, esercitava largamente la carità pensando che Dio glie la renderebbe in tanta misericordia verso il proscritto che aveva per tetto i nudi alberi e per giaciglio l’umida terra dei boschi.
Si parlava in quei giorni di una persecuzione atroce.
I gendarmi austriaci battevano giorno e notte le campagne; due di essi erano stati uccisi in una lotta corpo a corpo col Disertore. La testa di costui aveva una taglia di quattrocento svanziche.
Nelle lunghe veglie intorno al focolare i famigli raccontavano scene strazianti. Clelia era avida di particolari; tutto ciò che riguardava il Disertore lo teneva attenta, col cuore sospeso. Lo aveva veduto una volta sola, ma quella figura bella e fiera le stava sempre davanti agli occhi. Non immaginava diversamente gli eroi dei suoi romanzi prediletti.
Una sera ad ora tarda, essendo già coricati tutti i domestici, Daniele puliva il suo fucile accanto al fuoco e Clelia lo guardava con quelle pupille immote che dinotano l’astrazione del pensiero.
Da una mezz’ora buona i due fratelli non aprivano bocca, occupati come erano l’uno del suo fucile e l’altra delle sue fantasticherie.