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motivo di plauso. Nè raro era il caso in quelli anni tristissimi di giovani lombardi renitenti alla leva, viventi alla macchia come belve, perseguitati dalla soldatesca e protetti dal popolo.
Il Disertore era conosciutissimo nei dintorni di Chiaravalle dove egli viveva nascosto e dove i gendarmi gli davano continuamente e inutilmente la caccia. Da due anni che era sfuggito alla leva egli scorreva i boschi che crescevano allora foltissimi intorno all’Abbazia e dove malagevole riusciva inseguirlo; molto più che ogni affittaiuolo o villano del paese si sarebbe lasciato tagliare una mano piuttosto che denunciarlo.
Male non ne faceva a nessuno fuorchè ai gendarmi quando si combinavano sulla sua strada. Le aggressioni ai borghesi erano molto rare e finivano quasi sempre all’amichevole; un po’ per compassione, fors’anche per un certo salutare timore, che, quantunque buon diavolo in fondo, non era tutto farina da ostie e a chi gli sbarrava il passo sapeva mostrare nonchè il calcio la duplice canna della sua pistola.
Si narravano di lui fatti incredibili, generosi, commoventi. Era il protettore di tutti i deboli, di tutti gli oppressi. Molte ingiustizie erano state accomodate da lui in modo brusco e sommario, col