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può avere più di dodici anni. Elisa mi ha parlato di una sorellina; potrebbe bene esser lei; tuttavia non le assomiglia.
Il casto volto della mia fidanzata non si ritrova in questa fanciulla dal tipo di zingara, dai grandi occhi audaci, pieni di scintille. Ha i capelli neri, come Elisa, ma corti e un po’ ricciuti — non le oltrepassano l’orecchio. Un cerchio d’oro le stringe la testa come una corona... o come una catena. I lineamenti accentuati, eppure gentili, vestono una grazia tutta muliebre dalla carnagione pallida senz’ombra di rosa; la si direbbe anzi leggermente bruna. La passione e l’orgoglio prestano l’espressione più rilevante alla sua fisonomia, ma le ultime incertezze dell’adolescenza la adombrano ancora; a vent’anni questa creatura sarebbe forse poco simpatica: a dodici è adorabile.
La saluto sorridendo ed ella mi risponde seria, accompagnandomi col suo sguardo indagatore.
Fatti pochi passi mi pento di non averle diretta la parola; mi volto indietro — l’altalena è vuota.
— È la signorina?... — domando al servitore.
— La signorina Eleonora.
Ma già non penso più a lei. Da una finestra m’è apparso l’angelico volto di Elisa. Affretto il