Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/169


— 159 —


— Romanzi, romanzi! — esclamò il fratello, scuotendo la testa. — Benedetti romanzi!

A uno svolto repentino, dove la strada tagliata a picco da un lato fiancheggiava un fosso largo e profondo, i cavalli si arrestarono con molta sorpresa del signor Daniele che mise il capo fuori dello sportello, interrogando:

— Che c’è?

Ma prima che il servitore allibito potesse rispondere egli vide due brutti ceffi, i quali per l’appunto tenendo il freno dei cavalli impedivano che le due oneste bestie potessero fare il loro dovere.

Daniele non si sgomentò nè troppo nè poco. In quelli anni e in quei luoghi le aggressioni erano molto frequenti, ma non tutte terribili. Spesso se ne usciva con qualche moneta e con un po’ di spirito — alcune volte anche con una salva di pugni bene amministrati.

Il nostro affittaiolo stava giusto pensando a quale di questi tre partiti gli era meglio attenersi (parteggiando forse istintivamente per l’ultimo) quando da un nascondiglio praticato nelle pareti superiori del fosso saltò fuori un giovinotto alto e svelto, bruno, con uno sguardo audacissimo poco palliato dall’ampia tesa di un cappellaccio nero.