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Gli affari sono finiti. Si può ben fare quattro chiacchiere vicino al fuoco. È un freddo indiavolato e si sta bene qui.
Quante generazioni hanno preso posto sotto questa cappa grande come una camera!
Le memorie del passato devono correre intorno a questa fiamma giuliva a scaldarvisi come ad una seconda giovinezza.
Chi sa qualche storia del buon tempo antico? — storia di ladri, di streghe, di fantasmi o di principesse erranti?
La storia c’è, ma non è poi tanto antica, e di stregonerie punte.
Peccato.
È una storia di questi paesi e di questo focolare.
In una giornata dell’autunno mille e ottocento cinquantadue una carrozza usciva da Milano per la porta Romana, e infilando lo stradone dritto tra le due file d’alberi che l’autunno ingialliva, avviavasi per le campagne del Basso Milanese.
A vedere quella carrozza ampia, bassa, con due piccoli vetri agli sportelli, coperta da un mantice che pareva una montagna — e quei due cavalli dal pelo rosso e sudato, dalle zampe grosse, fasciati a un par di ginocchi, si capiva subito che era roba da affittaioli.