Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/155


— 145 —


— L’opinione che finiranno male... scusa...

— Sono stanca di questi discorsi! — esclamò l’amica mia alzandosi repentinamente. Io feci altrettanto e presi commiato.

Avevo il cuore dolorosamente stretto; nello scendere le scale incontrai il portinaio che saliva con una letterina; seppi molto tempo dopo che proveniva dall’Arturo... dico Arturo per un modo di dire; si chiamava Giulio, e conteneva questi versi, che se non danno un’alta idea di valore poetico per parte dell’autore, dovevano però impressionare moltissimo la sentimentale Carolina:

     Degli occhi tuoi dolcissimi
La luce ancor m’innonda;
Figlia tu sei dell’etere.
Come una stella, bionda.
Deh! lascia ancor ch’io palpiti
Sotto la tua pupilla...
Ch’io beva stilla a stilla
Quel nettare divin!

Carolina infatti (sono tutte cose che mi raccontò ella stessa) si sprofondò deliziosamente nella lettura di questo madrigale. L’idea di essere bionda