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quel bel fiore, Elisa, tu lo sai, un angelo me lo aveva gettato dal cielo! Esso solo sarebbe bastato per farmi pienamente felice.

Però, ne ringrazio vivamente Iddio, l’esuberanza della gioia non mi ha mai reso egoista. L’anima mia si alzava pura e lieta verso un ideale di bene; la pietà traboccava dal mio cuore gonfio d’amore. Avrei voluto abbracciare con una immensa stretta tutti i miei simili, farli buoni e felici come me; seminare nel mondo la mia gioventù, il mio oro e il mio amore. Cristo senza Golgota sognavo una nuova redenzione.

La virtù, in quell’ora, mi sembrava tanto facile! Vedevo ogni cosa più grande del vero; Fede e Bellezza mi stavano davanti, splendide. Sentivo dai campi lontani le cornamuse dei pastori e tra le siepi vedevo volteggiare colle farfalle i capelli d’oro delle ninfe.

Pensai a lungo un verso che mi rendesse nelle soavi cadenze della poesia quello che io avevo nell’anima; ma non lo trovai. I miei poeti prediletti sfilarono, evocati dall’ardente desiderio, ed io li contemplai con profonda compassione. O vati, correte, voglio farvi l’elemosina di una scintilla; io lo posso. — amo.

Hop! Hop! mia dolce cavalla. Hop!