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notte la pipa dello zio Bernhard? Io. Sapete perchè l’ho portata via? Per copiarla; perchè credevo di potervi riuscire e darvi una prova della mia abilità. Mancai al còmpito, ma vedete, Joseph Goldbacher, che la buona intenzione c’era. Ora vi rendo la pipa dello zio Bernhard.

Il borgomastro la prese, la rimirò, riconobbe la macchia della radica, la perfezione della tornitura, la finezza colla quale era trattata la cannuccia di bosso e prorompendo nella più sonora, nella più omerica risata che avesse mai fatto traballare il suo grosso ventre, esclamò;

— Povero pazzo che credeva di eguagliare lo zio Bernhard.

— Convenite — ripetè il giovane — che il mio tentativo, benchè ardito, non mancava di un certo buon senso. Non mi avreste concesso la mano di Elisabet se io mi dimostravo così buon tornitore?

— La mano di Elisabet? — gridò il borgomastro. — Io ti avrei abbracciato come figlio, come degno successore dei Goldbacher!

— Abbracciatemi allora perchè la pipa che avete in mano l’ho fatta io. Ecco qui quella dello zio Bernhard.

E sì dicendo il giovane Hans presentò una pipa in tutto eguale all’altra.