Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 123 — |
Hans, seduto cogli altri intorno alla tavola di quercia e visto che la birra spumeggiava allegramente nel bicchiere del borgomastro accendendo ne’ suoi occhi scintilluccie di soddisfazione, si levò in piedi e con un certo garbo tutto proprio disse:
— Joseph Goldbacher, io avrei qualche cosa da dirvi.
La meraviglia più sincera si dipinse in volto al borgomastro; Gretchen girò intorno gli sguardi trepidanti intanto che Elisabet, impadronitasi d’un piatto vuoto, riparava in cucina.
Allora il giovane Hans spiegò le sue intenzioni; ma Joseph Goldbacher non lo lasciò finire.
Il degno magistrato trovava eccessivamente ardita questa pretesa alla mano di sua figlia. Elisabet era una ragazza per bene, educata, gentile e con una dote discretina. — Hans un discolaccio senza giudizio, senza abilità, senza avvenire. Concluse:
— Come potresti tu mantenere una famiglia?
— Lavorando — rispose Hans con rispettosa sicurezza.
— Ma se non sai lavorare?
— Oh! sì, so lavorare quando ho voglia e per Elisabet lavorerò.
— No, tu non farai mai nulla di bene.