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Perchè una pipa potesse mettere tanto scompiglio in quella pacifica famiglia bavarese doveva essere per lo meno una pipa diversa da tutte le altre.

Ma non solo la pipa dello zio Bernhard si distingueva per la bizzarria della forma e l’accuratezza della fattura; essa aveva un merito ben più grande agli occhi dei Goldbacher.

Lo zio Bernhard, tornitore emerito, l’aveva lavorata per l’occasione importante del suo debutto nell’arte; quella pipa gli aveva valso il titolo di primo tornitore della città.

Era di una bella radica chiara sagomata in una foggia totalmente estranea, con profonde scanalature diagonali e sormontata da un arabesco in corno di cervo dal quale si slanciava attorcigliandosi in spire originali la cannuccia di bosso. Dall’una all’altra estremità misurava un braccio abbondante e quando veniva messa in comunicazione coi polmoni robusti di Joseph Goldbacher svolgeva onde di fumo cinereo meglio che uno stantufo da locomotiva.

Joseph Goldbacher, tornitore anche lui, l’aveva ereditata dallo zio coll’obbligo di trasmetterla alle