Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/106


— 96 —


Credo che per quel giorno non abbiamo veduto altro che il cartone della grammatica — ma in compenso avevo osservato i bellissimi denti e la manina morbida di madamigella Wilhelmine.

Nei giorni che seguirono fu una gara tra Vittorio e me per arrivare i primi alla lezione; accadeva di correre trafelati ambidue per strade opposte e di batterci il naso sulla porta della casetta solitaria. — Allora si prendeva un’aria seria:

— Come hai anticipato!

— Anzi tu!

— Ti aspettavo.

— Ti cercai dovunque.

Sulle prime ella ci accoglieva gentilmente senza parzialità, ma mi parve notare che i suoi occhi diventavano oltremodo teneri quando correggeva sul mio foglio il verbo Lieben.

Eravamo giunti alle piccole frasi e Wilhelmine accentava con sentimentale languore: Mein Herz seufzt nach ein unbekantes Wohl: il mio cuore sospira un bene ignoto.

Anche il mio cuore incominciava a sospirare un bene... non troppo ignoto a dir vero — tuttavia nemmeno notissimo; non vorrei mi pigliaste per uno scapestrato.