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madamigella aïssé 57


È fra questi esempi, fra questi discorsi, in una atmosfera carica di libertinaggio, dove non si conservavano neppure le apparenze del pudore, che la fanciulla crebbe. Crebbe bella, modesta, sensisibile, portata ai sentimenti delicati e ad un ideale di dignità che contrastava troppo coll’ambiente per non procurarle dispiaceri e recriminazioni. Un fondo di tristezza, rimastole forse dalla misteriosa sua origine e da inconfessate nostalgie di orizzonti lontani, le rendeva molte volte penosa la catena di gratitudine che la legava ai Ferriol. Ella aveva trovato nelle rivolte del suo istinto una frase che stigmatizzava tutta una generazione: diceva di non poter amare chi non poteva stimare. Queste parole, in cui è delineata una profonda lotta di coscienza, ritornano spesso nelle sue lettere a madama Calandrini, un’amica di cui la buona Aïssé, a torto o a ragione, questo non conta, si era formata un concetto di rispettabilità dove si rifugiava il suo cuore bisognoso di purezza e di elevazione. La rettitudine del suo sentire le è di guida là dove ogni altra guida le manca. Va a teatro e giudica che nelle parti di amorosa, per