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36 introduzione


Non fu tuttavia la marchesa di Châtelet una donna che sapesse formarsi centro di un salotto; le mancava il talento ed il gusto del ricevere; era colta, troppo colta forse, poiché sapeva l’inglese, l’italiano ed il latino, traduceva Virgilio e Franklin Newton, leggeva Locke e Leibnitz, scriveva libri d’algebra e di astronomia, ma infine non aveva nè il tatto squisito della Lespinasse, nè lo spirito della Du Deffant, nè il calore benefico della Oeoffrin. Il presidente Iiénault descrivendo una visita fatta a Cirey dice: «Li ho trovati che facevano l’uno dei versi, l’altra dei triangoli.» Di versi la marchesa ne fece uno solo, latino, che fu inciso sulla tomba provvisoria di Voltaire nel chiostro dell’Abbazia di Scellière.

Post genitis hie carus erit, nunc carus amicis.

Oltre che donna colta la marchesa era donna galante. Già compromessa col duca di Richelieu, ostentò per quindici anni la relazione con Voltaire, e quando il poeta filosofo carico d’anni e di malanni le cantò malinconicamente:

Si vous voulez que j’aime encore
Rendez-moi l’age des amours....