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252 | la contessa di genlis |
pur usandole misericordia, conviene che non è punto simpatica e la scolpisce con due parole abbastanza indovinate: caillette da giovane, commère da vecchia. I De Goncourt riconoscono che non ha nulla di elevato, che non è nè una dama nè una artista, e lanciano essi pure il loro motto qualificativo chiamandola: fata della pedanteria. Lamartine, nella Storia dei Girondini, dopo di avere accennato alla ipocrisia sospetta della sua carica di educatrice in casa d’Orléans, dice che giammai donna seppe così bene riunire e far camminare insieme l’intrigo e l’austerità.
Io sono più severa perchè sono donna, perchè vedo personificati nella Genlis gli eterni nemici del mio sesso, la frivolità e la leggerezza, perchè so che troppe donne sono così e vorrei che non fossero. Combatto in questo tipo muliebre il trionfo della mediocrità è della freddezza, la donna che non ha amato, che non ha pianto, che non ebbe mai nella sua vita un nobile entusiasmo, nè un santo errore.