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la contessa di genlis | 245 |
sieux, che dopo di averla protetta, amata, beneficata, in quella famiglia di Genlis, che non voleva saperne della signorina Ducrest, spera su di lei per aiuto e conforto della solitaria vecchiaia. Niente. La contessa lascia strillare il marito, lascia strillare la buona vecchia; la libidine dei successi mondani, della vanità portata fino ai piedi del trono, vince affetto, dovere, convenienza, tutto. Che importa a lei dell’antico e fedele castello dove una vecchia piange, poiché l’attende a Parigi un appartamento che contiene diciottomila lire solamente in ispecchi?
Colla duchessa d’Orléans fa un viaggio in Italia. Si diverte moltissimo, al solito, poiché questa è la sua frase preferita che applica a qualsiasi sensazione, e ricordando quel viaggio nel paese meraviglioso dell’arte e dei sogni scrive: «Mi bagnavo molto a Roma e sempre alla sera. Tosto che ero nel bagno facevo avvertire il cardinale di Bernis, che veniva insieme a suo nipote a chiacchierare con me per tre quarti d’ora.» Ed è tutto ciò che le suggerisce la Città Eterna!