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la contessa di genlis 241

corrano scarpe da ballo, ella, per mostrarsi spirito forte, si accosta ad una fontana dove diguazzavano alcuni pesciolini, ne acchiappa uno colla mano e se lo ingoia tutto vivo e guizzante.

È un peccato che Cesare Lombroso non abbia avuto presente questo grazioso fatterello. Avrebbe potuto citarlo molto meglio che alcuni altri nella statistica delle degenerazioni da lui riscontrate nelle donne che scrivono.

La signora di Genlis poi è generosa, bisogna conoscerlo, non si accontenta di un solo piccolo fatterello. Ella ne ha per tutti i gusti; non dobbiamo far altro che ascoltarla, seguendo il filo delle sue memorie.

Sempre stando a Genlis, ella esce di sera in compagnia di un suo fratello, che doveva essere veramente la sua anima gemella, vanno a sorprendere i contadini raccolti nell’osteria del villaggio a bere del sidro, e picchiano contro i vetri gridando: «Vendez-vous du sacré chien?» All’uscita furibonda dell’oste fuggono e si nascondono nei