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la contessa di genlis 235

te ben presto abbandonare il secondo nome aristocratico che le veniva dal possedimento di Saint-Aubin, perchè nella spensieratezza di quella vita quasi tutto il patrimonio venne sommerso, e il signor Ducrest, dopo di aver venduto casa e titolo, esulò in cerca di fortuna.

Rimaste sole e povere, madre e figlia trovarono modo di continuare a divertirsi egualmente, tant’è vero che a questo mondo si riesce sempre ad avere ciò che fortemente si vuole.

Vecchie parentele, nuove amicizie, disinvoltura della madre, gioventù della figlia, aureola di sventura, tutto servì allo scopo di farsi invitare a quelle feste e a quei trattenimenti che non potevano più offrire in casa propria. La giovinetta Felicita portò allora in società ciò che fu anche di poi il suo miglior dono naturale: l’intelligenza musicale, coltivata con lunghe ore di studio ella sonava l’arpa benissimo, ma perchè anche tale lieve pregio non dovesse illuderci troppo, ella si affretta a confessare che non vera passione per la musica, nè impeto di sentimento la trascinava, ma più che tutto il desiderio di brillare, di essere cor-