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e la contessa d’houdetôt | 223 |
Giacomo la gratitudine che egli doveva alla signora; ma da quel vero filosofo che egli era, pieno di dottrina e senza pratica del mondo, non sapeva che a parlai di gratitudine a Rousseau era come far vento sul fuoco. Rousseau in questa cosa così semplice vide subito un tranello e non gli parve vero di poter accusare contemporaneamente Diderot, Grimm e la signora d’Épinay di volerlo immolare ai loro interessi costringendolo a fare da angelo custode in occasione di un viaggio e di una malattia le cui origini dovevano essere di esclusiva competenza di Grimm.
A tale nuova malignità l’ottimismo della signora d’Épinay pai ve cedere. Ella scrisse a Rousseau: «Dopo avervi dato per molti anni tutte le prove possibili di amicizia e di stima non mi resta che compiangervi. Voi siete molto disgraziato. Desidero che la vostra coscienza sia così tranquilla come la mia. Poiché volevate e dovevate lasciare l’Eremitaggio, sono meravigliata che i vostri amici vi ci abbiano trattenuto. Quanto a me non consulto amici intorno all’adempimento de’ miei doveri e non ho più nulla da dirvi sui vostri.» Anche a