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portava l’integrità in tutto. Diderot scrisse di lui: «Non vedo chiaro nella sua anima, ma non potrei sospettarla. Da due anni a questa parte è sempre in suo vantaggio che le faccende oscure si sono dilucidate. Egli sente bene che ha contro di sè le apparenze e il giudizio degli indifferenti, ma non se ne cura.» È in queste parole di un giudice intelligentissimo che appare il vero Grimm, non nelle pagine astiose delle Confessioni, dove si vorrebbe disconoscere anche il suo ingegno. La mente di Grimm, più lucida che calda, se gli negò la potenza creatrice, fece di lui uno dei migliori critici, e in un tempo in cui il giornale nasceva appena gli permise di raccogliere in un diario completo la storia particolareggiata di quanto accadeva nella città che si chiamava fin da allora il cervello del mondo. Del suo affetto poi per la signora d’Épinay e del suo nobile modo di amare è documento importante il colloquio con Diderot, quando Diderot, tratto in inganno dalle calunnie a cui la debolezza di Luisa prestava il fianco indifeso, volle tentare di aprirgli gli occhi, di fargli comprendere il suo errore e di persua-