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198 la signora d’épinay


A vent’anni la signora d’Epinay portava già nel cuore il lutto del suo primo amore, e se questa è una condizione sempre pericolosa per una donna, coi costumi e cogli esempi d’allora, doveva quasi necessariamente condurre alla ricerca di un sistema di compensazione a cui ben poche sapevano resistere, nè fra di esse possiamo annoverare la signora d’Épinay.

Moglie senza marito, madre di un bambino che teneva ancora troppo poco posto nella sua vita, avendo ella stessa una madre la di cui austerità era fatta più per incutere rispetto che per ispirare fiducia, Luisa trovavasi sola, troppo sola nel suo palazzo della via di Sant’Onorato e più ancora nello splendido e signorilmente triste soggiorno La Chevrette nella valle di Monmorency, dalle cui ampie finestre il verde cupo dei boschi sembrava una cortina distesa fra lei e la felicità, quando, nei lunghi pomeriggi estivi Luisa, ingenua e sensibile, esalava in vani sospiri il dolore dell’abbandono, l’umiliazione delle rivali, la vergogna degli scandali che il marito non si dava nemmeno la pena di nascondere. Naturalmente onesta, allevata con