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186 la signora geoffrin


beneficenza; ed è singolarissimo il confronto tra le lettere asciutte che scrive alla figlia del suo grembo, dove la frase più affettuosa è belle marquise, e quelle dirette al re di Polonia con abbondanza di mon fils, mon Stanislas! Non v’ha dubbio che l’eccesso di ardore da lei consacrato alle persone che rappresentavano una idea, era stato preventivamente tolto a chi avrebbe potuto vantare diritti di sangue; ma non sarebbe giusto dare qui un giudizio di criterio comune, poiché è evidente che ci troviamo davanti ad una eccezionalità.

Mi piace insistere tuttavia sul carattere elevato che ebbero tutti gli slanci di questa donna e sul disinteresse veramente ammirevole delle sue beneficenze, diversa anche in questo dalle persone del suo sesso, che danno sempre sotto un impulso di simpatia. Ella beneficò amici e nemici, simpatici ed antipatici, tutte le volte che le parve ben fatto. Un esempio toccante è, fra molti altri, la sua condotta con Diderot. Questo squilibrato di ingegno non aveva mai potuto entrare nelle sue grazie, un po’ per gli scritti licenziosi e sovversivi, ma molto per l’incredibile volgarità dei modi. Quan-