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la signora geoffrin | 173 |
tasmagorica ai nostri occhi dischiusi dopo la terribile rivoluzione.
All’apogeo de’ suoi trionfi, onorata di amicizie, regali, la giudiziosa nipote di madama Chemineau, che non aveva punto migliorata la propria ortografia, ma che conservava intera la solidità del buon senso ereditario, non credette di alterare menomamente l'ordine rigoroso che presiedeva all'impiego del suo tempo. Alzata alle cinque, sia d’estate che d’inverno, vestita e pronta in breve tempo senza aiuto della cameriera, si occupava subito dell’amministrazione della sua casa dando ordini precisi e minuziosi, non trascurando nessun particolare per intimo che rosse. Le vivande, i vini, le conserve de’ suoi pranzi famosi non sfuggivano ad una vigilanza che aveva di mira tanto la bontà della scelta quanto la convenienza dei prezzi; faceva venire i polli da Caen e ordinava la marmellata di fiori d’arancio alle monache di Poissy: trentanove lire ventiquattro vasi. Regolate così le questioni d’ordine domestico, attendeva alla corrispondenza, scrivendo non meno di due lettere e spesso sette od otto per mattina; una mattina che finiva alle undici. Allora si met-