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134 | la marchesa du deffant |
loro che la circondavano. Che triste cosa doveva essere vedere un rudero di donna, una cieca, che si faceva vestire e condurre in società tutte le sere, accanita dietro quel mondo che le sfuggiva in tutti i modi e del quale non poteva far senza! Fino alle due di notte la portantina stava pronta per trasportare l’impavida soupeuse, che non rinunziò a cenar fuori di casa neppure il giorno in cui morì il suo vecchio compagno, il presidente Hénault. Muoversi, stordirsi, udire il tintinnio delle posate, lo scoppio dei frizzi, il motteggiare salace — e rispondervi, ed illudersi di essere ancora qualche cosa al mondo, per sei, sette, otto ore — e poi la notte, l’orribile notte insonne!...
Nella tristezza della veglia, la vecchia marchesa componeva delle canzoni, degli indovinelli o dei ritratti come era la voga del tempo. Ecco una canzone dove si rispecchia qualche cosa del suo stato d’animo:
Il est un àge heureux, mais qu’on perd sans retours, |
Le plalsir vif avec l’amour, |