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gica. Ella vorrebbe attaccarsi a quel crudele simulacro della passione a cui gli amanti reietti credono di dare vita chiamandolo amicizia, ma questo calino sentimento appare nelle sue espressioni a Guibert come un mantello tutto a strappi dal quale si scorgono le piaghe vive del suo povero corpo. Fosse arte raffinata od inconscia civetteria di uomo vano, la condotta di Guibert, che sopra un fondo di freddezza e di indifferenza lanciava batto tratto una ingannevole parola affettuosa, non permetteva alla disgraziata nè di guarire nè di dimenticare. Durante le frequenti assenze di Guibert la sua vita era attaccata all’arrivo del corriere; si faceva portare la sua corrispondenza in casa di madama Geoffrin, dove pranzava spesso, ma fin che non giungeva la desiderata lettera ella prendeva ben poco interesse alla conversazione, evi miei occhi e la mia anima (scrive lei stessa) sono fissi sull'uscio e sulle mani di tutti quelli che entrano.» Ma quasi sempre l’arrivo della lettera non era che un disinganno di più. Un terribile biglietto che le fu scritto dal castello di Courcelles, il giorno stesso delle nozze, la annientò.