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stridere quei dentini da topo sulla durezza levigata delle caramelle? Ma accadeva questo, che appena ella poneva la mano sul coperchio del vaso uno sciame di bimbi le si stringeva intorno allungando ognuno almeno una manina. E come si faceva ad accontentarli tutti?... Chiarina venne ad un accomodamento. D’accordo colla maestra premiava con una caramella il bimbo che si era diportato meglio a scuola.

Questo interesse per i bambini disponeva bene le madri le quali andavano nel pomeriggio a fare le loro compere, attardandosi un poco nella botteguccia così linda, così bene ravviata, accolte da Chiarina con una dolcezza sempre uguale, con quel suo senno di donnina matura che le conciliava le matrone allontanando la gelosia delle fanciulle.

Le sue manine movendosi intorno alle matasse e alle belle lane scarlatte avevano atteggiamenti di carezza, indugi squisitamente femminili, durante i quali penetrava per le vie del tatto nelle piccole mani una inconsapevole dolcezza di possesso e nello stesso tempo l’esercizio di un sentimento protettore, quasi materno, che le faceva considerare tutti quegli