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che volta anche chiamarla per qualche raccomandazione relativa al negozio. Passava pure di lì il sagrestano che andava all’alba a tirare le campane; e se nel cuore della notte una carrozzella trabalzava rumorosamente sui sassi, ella riconosceva subito il legno del dottore. Tutti questi rumori noti e famigliari le tenevano compagnia e la riconducevano alla realtà dell’esistenza quando talvolta i sogni tentavano di trascinarla.

Ironie della sorte! Di due case che ella aveva abitate, dove tanta parte del suo cuore si era trasfuso in affetti tenaci, dove ella aveva scritte tutte le pagine della sua vita, una era perduta e l’altra ridotta alle fredde mura.

Come avrebbe regolato i suoi interessi il signor Firmiani non si sapeva ancora. Nel testamento della vecchia signora Chiarina era ricordata con parole affettuose, col lascito del suo spoglio personale, dei mobili della sua camera e di mille lire, «per farsi il corredo da sposa». A quest’ultima clausola Chiarina aveva scossa la testa, mentre una vampa di rossore — il solito rossore — la invadeva su su fino alla radice dei capelli: ma siccome il signor Firmiani fu puntuale a consegnarle le mille lire, Chiarina domandò a Giovanni che cosa avrebbe potuto farne.