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vanni aveva avuto occasione di acquistare a buon prezzo in una delle sue corse. Poi, sotto, tutti i balocchi industriosi fabbricati da Giovanni nelle lunghe sere d’inverno, alcuni quinterni di carta, penne e matite, commercio questo che doveva prosperare colla nuova apertura della scuola. Quando aveva terminato l’assetto chiudeva la sua bottega e si metteva la chiave in tasca, come già un tempo quella della casetta. Chi aveva bisogno di fare compere andava a cercarla in casa Firmiani.

La primavera, l’estate, tutto l’autunno passarono così tranquillamente. Le solite feste di Pasqua e di S. Anna furono solennizzate rinnovando le tradizioni degli altri anni. Messa grande al mattino, gran pranzo nel pomeriggio con torta lavorata in famiglia, sole, luce, fiori, gaiezza.

Mariuccia s’era fatta una bella fanciulla placida e calma come suo padre. Enzo studiava legge. Si era dapprima iscritto nel corso di medicina, ma le prove dell’ospedale e della clinica erano state troppo forti per la sua sensibilità; dopo di avere lottato per vincersi, sul punto di ammalare, dovette cedere. Fu un anno perduto. Quando entrò negli