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si fermava a discorrere colla vecchia cuciniera, costei lo seguiva con uno sguardo di compiacenza, ravvisando in lui le fattezze delicate della defunta signora Firmiani. Egli aveva poi l’abitudine di fermarsi presso al cancello per vedere chi passava e il sole che lo ravvolgeva in pieno dava risalto alla sua capigliatura ondulata, alla linea del dorso elegante e snella. Gli abitanti del paese si dicevano l’un l’altro: È venuto il signor Enzo. Che bel giovane si è fatto!
Ma vi era una persona per cui la presenza reale di Enzo dava luogo ad una visione quasi celeste. Questa persona era Chiarina.
Per Chiarina Enzo era la perfezione. Non osava guardarlo molto, ma non le era necessario guardarlo; essa lo sentiva nel passo, nella voce, e quando voltava i fogli de’ suoi libri: perfino nel silenzio delle ore pomeridiane, quando faceva la siesta nella lunga poltrona americana che da poco era venuta ad accrescere i mobili del salotto essa non lo vedeva, occupata come era in cucina o in guardaroba, ma era come se lo vedesse perchè lo aveva innanzi agli occhi preciso: i suoi capelli castani ondulati, la fronte bianca, gli occhi pensosi, la