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fuori il servizio di gala, le tovaglie damascate, disporre sui piattini i biscotti che il signor Firmiani aveva portati da Milano. E non voleva mancare alla messa solenne che il signor curato avrebbe cantata in pompa magna con gran seguito di preti.
Aveva anche un abito nuovo da sfoggiare; ma di ciò veramente non si era mai occupata molto e se non fosse stata la signora a regalarglielo ella avrebbe continuato a portare il suo abituccio di lutto, simpatizzando singolarmente colle foggie modeste e coi colori oscuri. Ma l’abito nuovo era lì un po’ rigido nelle sue pieghe intatte, disteso sul letto di Chiarina, e conveniva pure fargli onore. Per la prima volta ella si preoccupò dell’effetto che avrebbe fatto con un leggero batticuore che le suggeriva: Chi sa se starò bene! Molto tempo da guardarsi nello specchio non lo aveva certo, nè un grande specchio. Si diede una occhiata furtiva nello specchietto tondo del canterano e sospirò.
In chiesa arrivò tardi perchè la signora aveva avuto bisogno di lei all’ultimo momento. La famiglia era già tutta raccolta nel banco: il signor Firmiani, Enzo e Mariuccia.