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gnità, una coscienza ardente e pura la sostengono. Nel fragile involucro delle sue membra sorge e si fa d’ora in ora più potente la visione del suo essere interiore urgente a guisa di fiamma compressa. Non sa ancora che cosa farà, ma sa che non farà mai nulla di male. Il male le appare confusamente con volto di nemico oscuro e laido: è d’altronde così lontano che non lo teme e non ne prova la benchè menoma curiosità.

Chiarina riporta lo sguardo sui pioppi. Essi rifulgono ora nel pieno meriggio, più che mai argentei, di un argento più caldo e più colorito sotto i raggi del sole che li investe. Non hanno ombra le loro foglie perchè non hanno posa. Da ogni parte la luce le accarezza ed esse vibrano, ardono, cantano il loro inno di bellezza immortale che i secoli hanno consacrata, l’inno sublime e profondo che scende come una benedizione sul capo della fanciulla.

Ella indugia ancora a raccattare i corimbi della glicine caduti al suolo, a guardare le formiche che vanno e vengono allo stesso posto dove andavano e venivano quando era bambina. Un incanto la avvince per cui le sembra