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con un canto leggero. L’aveva dinanzi agli occhi, la cara madre, come fosse ancora presente, collo sguardo pietoso delle sue pupille brune, colle piccole mani operose eppure tranquille, sempre in moto e mai agitate.

Chiarina si avvicina al cassettone e ne tira le maniglie. Ecco le belle camicie collo scollo a smerli, i bei fazzoletti coll’orlo traforato, il velo nero di sua madre. Li tocca, li accarezza e si sente spuntare le lagrime dietro il ciglio. Solleva il coperchio di una scatola e guarda la collana di granatine col fermaglio d’oro arrotondata intorno all’anello nuziale. Povera mamma! La metteva, questa collana, nelle occasioni solenni; a Pasqua od a Sant’Anna che era la patrona del villaggio: e come stava bene quando, terminate le faccenduole domestiche, sedeva, al tramonto, sotto i pioppi davanti alla casa! «Faccio la signora per un’ora» — diceva sorridendo.

E suo padre! Con quanta tenerezza guardava la bella sposa! Passava le ore di ozio sempre accanto a lei, fedele ed amante come ai primi giorni della loro unione. Non era voce generale che in tutto il paese non si sarebbe trovata una coppia meglio assortita?